Blog ... diario di bordo

Prologo Ritiro Preparazione Rito nuziale Foto Corteo Festa Corrispondenza

26/05/05 Angela

La provvidenza aiuterà gli sposi ? 

Angela scrive a Padre Luciano usando toni apocalittici

Carissimo Padre Luciano, 

L'idea di fare il ricevimento a casa mia è stata un successo travolgente, la gente continua ad autoinvitarsi e ovviamente non ci sono defezioni fra gli invitati, la cosa ci incoraggia e ci inquieta al tempo stesso per la responsabilità di accogliere degnamente un numero ormai imprecisato di persone. Sappiamo che per quanto potremo darci da fare ad organizzare tutto, solo la Provvidenza potrà garantire che tutto vada per il meglio. 

L'organizzazione della festa purtroppo ha tolto spazio alla parte più intima della preparazione al rito. A me sarebbe piaciuto fare il libretto del rito del matrimonio da distribuire ai banchi della chiesa in modo che i partecipanti abbiano il testo già scritto. Vorrei sapere se è possibile trovare un formato elettronico del rito del matrimonio e come va adattato il testo del rito misto alla nostra celebrazione.  

 

26/05/05 Antonio

Il matrimonio misto 

Padre Enrico ci ha fatto il "processino". Si tratta di un colloquio che il parroco tiene con i promessi sposi per accertare le intenzioni con cui si avvicinano al matrimonio. Alla Chiesa interessa accertare la fede, l'impegno all'indissolubilità e ad accogliere i figli. 

Noi celebreremo un matrimonio misto in quanto lo sposo (cioè io) è di confessione "libero pensatore". La Chiesa accetta di celebrare matrimoni tra una parte cattolica e l'altra non cattolica a condizione che  entrambi gli sposi credano nel matrimonio -unico -indissolubile -aperto alla vita (senza preclusione alcuna , nè ideologica nè pratica, alla nascita di figli).

Per la celebrazione in Chiesa il rito non prevede la partecipazione all'eucarestia della parte non cattolica; non dà alla parte non

  cattolica nessuna partecipazione al sacramento e prevede qualche formula diversamente recitata dal prete. In compenso per la parte cattolica rimane un sacramento con tutte le implicazioni conosciute. 

Padre Enrico ha chiesto se le mie intenzioni erano di contrarre un matrimonio esclusivo perpetuo e fecondo ed ottenuto conferma di queste intenzioni.

Ha anche chiesto che come parte non cattolica mi impegni a lasciare che la sposa possa dare ai figli un'educazione ispirata a principi cattolici. Ho assunto anche quest'impegno con la precisazione (scritta nero su bianco) che l'altro mio impegno sarebbe stato per un'educazione al dialogo ed al dialogo interreligioso.

.

20/05/05 Antonio

Da Nenetta 

Siamo andati da Nenetta a portare l'invito. Angela chiede alla nipote di Nenetta sposata con figlia: "lo rifaresti?". Risponde lei a sorpresa: "non mi sposerei più".

Attimo di panico, imbarazzo e smarrimento tra i presenti, quindi la precisazione: non andrei più a celebrare riti e cerimonie costose sfarzose e inutili, mi limiterei ad andare a vivere con il mio uomo. Padre Mazzocchi a tal riguardo scrive "So che nei primi secoli della chiesa non c'era alcun rito e due che maturavano ad amarsi senza riserve erano riconosciuti come già sposati". Io e Angela siamo in cuor nostro in profondo accordo con queste affermazioni e già ci riteniamo sposi perchè ci amiamo senza riserve accettando ciascuno i difetti dell'altro.

Ci sposiamo perchè chiediamo che la comunità dei nostri parenti ed amici "riconosca" il legame che è già forte in noi.

Il riconoscimento avviene attraverso un rito in parte codificato ed in parte frutto di consuetudini a volte riprovevoli. Non è facile capire fino a che punto sia possibile depauperare e trasformare questo rito senza intaccarne il significato profondo. Abbiamo scelto la strada che si addice ai ricercatori: sperimentare dal vivo e su di noi le nostre idee con la consapevolezza di poter commettere tanti errori e di non avvicinarci neppure alla lontana a qualche confortevole certezza.

(scritto a 4 mani)

(

18/05/05 Antonio

L'educazione dei figli 

Mi rendo conto che potrà risultare prematuro porsi questo problema ma ne voglio parlare lo stesso.  L'argomento è stato discusso e conteso ieri in una magnifica e placida serata nata spontaneamente a casa di Fausta e Giorgio. Sullo sfondo un invitante pecorino calabrese che si accompagnava ad enormi asparagi, il tutto innaffiato di vino di Copertino. 

Il tema di discussione: vi sembra giusto costringere un bambino di 5 anni a stare seduto 5 ore di seguito a digerire per 5 ore nozioni e sapere di tipo convenzionale per 5 anni di fila? A me e Giorgio ci pare troppo. Ci paiono inadeguati i metodi dell’insegnamento tradizionale: verbalistici, nozionistici, impartiti uniformemente da un insegnante che domina la scena, sostanzialmente autoritario e repressivo. Metodi di insegnamenti che invece della crescita e maturazione del bambino hanno come obiettivo la sua omologazione e la trasmissione di convenzioni nazional-popolari. Perchè non si adottano metodi educativi che valorizzino la creatività e l'emotività del bambino rendendo queste ultime gli strumenti principali di relazione e conoscenza del mondo circostante? Perchè non insegnare ai bambini quelle cose utili e importanti che rimarranno loro impresse per sempre: fare il formaggio, riconoscere i fiori, gli odori, coltivare l'orto, costruire una cassapanca? Perchè si è persa del tutto di vista l'educazione alle attività manuali? Solo allineando le mani, l'intelletto ed il cuore potrà prodursi nel bambino che nasce ed è sempre vivo in ciascuno di noi un rapporto armonico con il mondo. Mi chiedo perchè non si riesce a mettere a frutto i tanti modelli educativi più rispettosi del bambino sperimentati con successo negli ultimi secoli? Tra questi vi invito ad approfondire quelli di Celestino Freinet (1896-1966) e di Rudolf Steiner (1861-1923).  Le donne erano perplesse, Angela è molto grata alla sua insegnante elementare per averle insegnato metodo e disciplina. Nell'era di Internet e delle guerre stellari, vale la pena secondo me fare qualche tentativo. Il risultato ottenuto fino a questo momento con i metodi tradizionali è una platea di miliardi di individui inebetiti davanti a reality- show e a scatole chiuse il cui contenuto è da indovinare. Riducendo il numero di questi inebetiti avremo il vantaggio di ridurre l'immorale salario di 8,5 milioni annui dati a Bonolis. Non penso poi che correremo il rischio di avere governanti della terra più stupidi di quelli attuali. 

. 

16/05/05 Antonio

La richiesta delle pubblicazioni 

Per sposarsi, sia con rito civile sia religioso, sono necessarie le "pubblicazioni di matrimonio". Oggi abbiamo richiesto all'Ufficiale di Stato Civile del Comune di Mesagne l'atto di pubblicazione. L'atto di pubblicazione deve rimanere affisso alla Casa Comunale almeno otto giorni consecutivi, compresivi di due domeniche e il matrimonio non può essere celebrato prima del quarto giorno compiute le pubblicazioni. 

Ingenuamente avevo mandato giorni fa papà per fare la richiesta. Povero papà subito era stato stigmatizzato: deve venire lui direttamente non si delegano queste cose! 

Eccomi allora allo sportello, l'ufficiale dell'anagrafe dopo avermi squadrato ha subito cominciato con le minacce e i catastrofismi: i tempi sono stretti, dovete fare presto rischiate di non fare in tempo a sposarvi. Dov'è la sposa, dovete essere presenti entrambi, ci vogliono le firme di entrambi!!

Per fortuna alla fine ci siamo accordati le firme di entrambi sulla richiesta ci saranno Angela andrà a firmare più tardi. Io firmo e vado a lavorare.  

 

Speciale referendum

 

Il referendum sulla fecondazione ci invita a pensare e decidere su questioni importanti dal punto di vista etico, politico e religioso. Non sono domande difficili, al contrario, riflettere e ragionare sui 4 temi rappresenta un ottima occasione per pensare al significato della vita. La facoltà di poter decidere su questioni così importanti e delicate e quindi votare conferisce dignità, attribuisce inteligenza al cittadino elettore. Antonio e Angela invitano a riflettere e dialogare sui temi referendari. Ciascuno voti secondo la propria coscienza e intelingenza .. ma voti!

Pensiamo di poter contribuire alla discussione riportando il pensiero della "grande anima" che abbiamo eletto a celebrare il nostro matrimonio. Padre Luciano Mazzocchi nella lettera riportata sotto spiega la sua scelta di andare a votare.

Perchè Padre Luciano va a votare?

Padre Luciano Mazzocchi, missionario saveriano cofondatore della comunità di dialogo religioso cristianesimo zen la stella del mattino. A nessuno chiede di copiarlo pensì di riflettere con la propria testa.

Per il referendum andrò a votare, ma con molta trepidazione. Sì, perché non vorrei che un qualche contendente di questa campagna si appropriasse del mio voto. Non voto per nessuno di loro, per nessuna delle loro posizioni; ma andrò a votare, mio malgrado, solo perché è tirata in ballo la vita, verso cui devo profondo rispetto e cura attenta. Io so che esisto perché la vita, senza alcun mio merito, mi ha generato: quindi la vita mi è sempre un dono. Sono vivente e so che vivere significa offrire la vita ricevuta, momento dopo momento. La vita mi è sempre un'offerta da compiere, fino all'esaurimento. Solo restituendo l'aria inspirata continuo a respirare!

Mi esprimerò al referendum, ma solo riferendomi alla vita e non ai proclami della campagna referendaria. Da una parte, i patrocinatori del referendum dicono: Nessun limite alla sperimentazione! A suo tempo avevano detto: È la libertà della donna che sceglie se portare avanti la gravidanza o no, perché il corpo è suo! Ma non è la vita che nasce dalla libertà, bensì la libertà dalla vita. Nessuno è padrone nemmeno di una sola delle cellule che fanno vivere il suo corpo. C'è qualcosa di più assurdo che spadroneggiare su ciò che ci fa vivere?

Dall'altra parte, gli astensionisti, compresi molti vescovi, dicono: Nessuno può manipolare il processo della vita umana, perché l'uomo è solo fine e mai strumento! Anche loro pongono l'uomo sopra la vita. Io sono prete e, quando la coscienza non permette di assecondare i propri superiori, si soffre. Tuttavia alla mia coscienza i vescovi sembrano profanare il cuore santo della vita, la quale non è mai, in nessuna forma né a nessun livello, nemmeno a quello umano, vita per se stessa. È sempre dono e offerta, anche nell'uomo. Nel cristianesimo occidentale permane un antropocentrismo che, mentre vuole porre l'uomo sopra le altre forme di vita, di fatto tristemente lo separa dalla grande economia vitale che regge l'universo. Così l'uomo può denaturare la vita degli animali: farne dei giocattoli per i propri salotti o, al contrario, una merce da ingrassare con sistemi abominevoli a scopo di lucro. La vita ha una sua legge fondamentale, una sua armonia, un suo equilibrio, attraverso cui è stata partecipata anche a me. Solo così io sono. Uno di questi aspetti è l'esuberanza di seme che ogni vita produce. Un ciliegio fiorisce milioni di fiori, ne porta a maturazione migliaia, mentre basta uno solo di quei semi, per di più di una sola stagione, per garantire la continuità della specie. Un pesce emette una miriade di ovuli che vengono fecondati in acqua; ma solo pochi devono svilupparsi a continuare la specie. Tutto il resto si offre in cibo alla vita già sviluppata. Non c'è mai, in natura, la riproduzione limitata alla conservazione della specie; ma sempre si ha una minima parte che deve crescere e una stragrande parte che si offre. Anche nell'essere umano la vita esubera di spermatozoi e di ovuli, la cui stragrande parte semplicemente crea contorno, ma non è chiamata a svilupparsi. È proprio questa esuberanza di seme che si offre, che oltrepassa i confini delle specie e crea comunione vitale fra le varie forme di vita: fra uomini, vegetali, animali. La vita anzitutto si offre; poi si premura a conservare la specie. La vita è anzitutto universale, quindi è particolare. Ora, il sentenziare apoditticamente che l'ovulo umano fecondato deve soltanto svilupparsi, separa la vita umana dalla santa legge della vita universale, secondo cui nessuna vita è per se stessa.

I Testimoni di Geova, citando la Bibbia, negano la trasfusione di sangue, anche in pericolo di morte. Non dovremmo cadere nello stesso atteggiamento. "La mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda" (Gv 6,55), Cristo disse.

Ho ancora alcuni giorni per osservare attentamente la vita e farmi dire da lei i sì e i no che posso esprimere a suo favore. Oggi, domenica, abbiamo colto le prime ciliege dall'albero del nostro giardino. Le piogge primaverili hanno ridotto di molto il raccolto. Comunque, la festa per uccelli ed esseri umani è garantita! Grande vita, grazie!

 

Non copiatemi ma riflettete

la prima lettera di Padre Luciano sul tema refendario

Molti amici e conoscenti mi hanno chiesto che penso del prossimo referendum. La mia risposta è: andrò a votare e, al momento attuale, 1) protendo al sì sull’impiego degli ovuli fecondati a scopo di ricerca e terapia, perché la legge fondamentale di tutto ciò che è vive è ricevere la vita e dare alla vita; 2) protendo al no su quello della fecondazione eterologa, in quanto sono convinto che la vita ha una sua dignità e bellezza che comportano limiti intrinseci da rispettare come sua parte essenziale. Ovviamente, per lo stesso motivo, sono contrario anche alle manipolazioni sulla vita degli animali. 3) Sto tuttora riflettendo circa gli altri due quesiti.

A nessuno chiedo di copiarmi, ma piuttosto di riflettere seriamente, convinto che il referendum possa essere l’occasione per una maturazione sociale circa il dono e l’economia della vita. A chi è contrario a tutti e quattro i quesiti ricordo una cosa sola ma evidente: tra l’astenersi e l’andare a votare quattro no, passa la distanza fra la dignità di chi sa dire il suo pensiero e chi sa soltanto non dirlo. Certamente non è sulla linea di quel detto di Gesù: “Sia invece il vostro parlare: sì, si; no, no. Il di più viene dal maligno”  (Mt 5,37).

Detto ciò, sento l’urgenza di esternare alcune considerazioni e lo faccio con non poca amarezza. Sì, l’amarezza per il riduzionismo mortificante che persone di chiesa e laici (compiacenti forse per altri motivi) stanno mettendo in atto sul vero volto della chiesa che si dice “cattolica”, ossia “universale”, aggettivo al quale io dedico la mia vita. Riducono la chiesa a setta, recintandola nella sicurezza gretta di chi non sa stare davanti alla sfida del vero pensiero, perché questo si estende oltre la competenza della chiesa e le impedisce di presentarsi come chi sa tutto da sola. Uno di questi recinti è l’affermazione apodittica che l’ovulo fecondato sia persona umana, “uno di noi”. Un articolo di Maurizio Mori apparso su Diario (06 maggio 2005) mi facilita la rievocazione di tanti dati storici che testimoniano come la chiesa pensante, fino al recente passato, sia stata più seria e dignitosa. Lo zelo religioso e la devozione non sono sempre un bene; senza l’intelletto e l’onestà sono pericolosi. L’ampiezza mentale aiuta a essere onesti: quindi a essere religiosi.

Nell’essere umano dimora una dote che non è il semplice risultato del processo chimico degli elementi materiali che compongono il corpo. Ogni processo chimico segue la legge inderogabile del determinismo, mentre nell’uomo dimora la punta di diamante della libertà. A questa dote è dato comunemente il nome di anima razionale. Distinta dal corpo, la sua funzione è quella di animare il corpo. Il pensiero tradizionale della teologia cattolica è che l’anima razionale inabiti il corpo umano quando questo è divenuto l’ambiente adatto per le funzioni dell’anima razionale. Tommaso d’Aquino, il grande teologo medioevale, chiama questo ambiente “corpus organisatum” (il corpo organizzato-organico): “Est autem propria materia animae corpus organisatum… Corpus organicum est materiale animae”. Secondo Tommaso il corpo umano nel primo stadio della sua esistenza è vivificato da un’anima vegetativa perché è allo stadio vegetativo, poi da un’anima sensitiva perché è allo stadio sensitivo e infine da un’anima razionale perché il corpo ha l’organicità della funzione razionale. Quando questa verrà meno con la morte fisica, l’anima si separerà dal corpo. L’anima e il corpo sono, per Tommaso, una unità inscindibile che, secondo le categorie aristoteliche, egli chiama forma e materia. Così come ogni cosa è la sua materia e la sua forma. La posizione di Tommaso d’Aquino fu il filone d’oro della chiesa cattolica per secoli. Sulla scia di Tommaso si è espresso J. Maritain, Blandino, Mercier (fondatore dell’Università cattolica di Lovanio), Rosmini, Messenger. Anche Albino Luciani, il futuro papa Giovanni Paolo I, ottenne il dottorato in teologia presentando la tesi “L’origine dell’anima umana secondo Rosmini”, in cui difese la tesi di Tommaso d’Aquino. La tesi di laurea del teologo A. Luciani fu lodata anche dalla Civiltà Cattolica. A riassumere si può citare l’espressione latina in uso fra i teologi: “ad hanc affirmationem, proprie ad philosophiam pertinet” (riguardo questa affermazione (quando nel corpo umano inabiti l’anima razionale e si tratti una persona umana) la risposta è di competenza della filosofia).

Detto quanto sopra, sono ben cosciente che della vita si debba avere cura fin dal concepimento; tuttavia distinguendo. Ugualmente so che il rapporto coniugale fra un uomo e una donna è pienamente santo nel matrimonio; tuttavia l’intelligenza e l’onestà mi fanno ben distinguere l’enorme distanza fra il rapporto perpetrato con la violenza come nello stupro, o anche solo per voluttà, dal rapporto fra due fidanzati che sono maturati ad amarsi perfettamente, ma non possono celebrare il rito perché impediti da motivi economici o culturali. So che nei primi secoli della chiesa non c’era alcun rito e due che maturavano ad amarsi senza riserve erano riconosciuti come già sposati.

Fra i sette doni dello Spirito Santo c’è l’intelletto e non c’è lo zelo per la religione. Oggi, anche dopo la meteora religiosa che fu papa Giovanni Paolo II, si tende a voler cavalcare l’onda populistica presentando la religione come punti fissi, anziché come corpo organico. Di conseguenza anche l’uomo è visto come agglomerato di punti fissi anziché come organicità di aspetti multiformi. I movimenti ecclesiali ne sono l’abbondante raccolto. “Corpus organicum est materiale animae” ammonisce Tommaso d’Aquino.                                                                                     

(Luciano Mazzocchi missionario saveriano)